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Dopo aver richiuso il cancelletto alle mie spalle, sollevo lo sguardo e con una punta di rimpianto osservo Alex mentre si dirige verso la sua auto.

Quanto mi piace! Amo tutto di lui: i suoi occhi verdi, il suo sorriso, le sue mani grandi e forti, la sua voce profonda, la sua intelligenza e il suo spirito…

Forse sentendo l’insistenza del mio sguardo, si volta, esita un attimo con le chiavi fra le mani, dandomi l’impressione che desideri tornare indietro, poi, invece, mi sorride facendomi un ultimo cenno con la mano prima di aprire la portiera.

Sospiro e mi dirigo verso il portoncino d’entrata del primo dei tre palazzi che si affacciavano su quel giardino zeppo di salici. Sto per aprirlo, ma cambio idea all’improvviso. È da poco passata la mezzanotte e la mia coinquilina, simpatica e indiscreta, non appena varcata la soglia mi sommergerà di domande sulla riuscita di questa serata.

Sicuramente sarà delusa, scoprendo che non ho attuato i suoi preziosi consigli in fatto di conquiste maschili, ma in questo, purtroppo, sono un’allieva molto scarsa. Sono incapace di civettare e stuzzicare un uomo con sorrisi complici e sguardi provocanti. Così come non so mostrare la mercanzia con disinvoltura. Passi necessari per una single trentenne, perché, a starla a sentire, gli uomini sono tutti un po’ stupidi e si lasciano conquistare solo da ciò che luccica.

Concordo che l’involucro può essere importante, ma io… come dire, non so usarlo. Questa sera, infatti, sono stata anche più imbranata del solito perché un trucco sapiente, i tacchi a spillo e un miniabito attillato non fanno di me una donna sexy. Resto quella che sono: una tipa normale con un semplice viso grazioso e un corpo discreto, seppur un po’ rotondetto in un periodo in cui è un handicap indossare un paio di taglie più della trentotto.

Non posso negare che prima di uscire, guardandomi allo specchio, mi sono piaciuta parecchio. Peccato che la scollatura troppo bassa del vestito mi abbia costretto a passare metà della serata col timore di muovermi, poiché il seno, già abbondante, rischiava di schizzarmi fuori. E poi… non posso fingere di essere chi non sono, non con un uomo che mi conosce da più di un anno.

Decisa a nascondermi ancora un po’ da Simona e dalle sue domande, mi allontano dal portoncino e mi siedo su una panchina fra un lampioncino e un giovane salice, stringendo la sciarpa intorno al collo e la borsetta al seno come una vecchietta.

Probabilmente non avrei dovuto accettare di uscire con Alex. Farlo è stato come infiammare i miei sogni e accendere speranze che non ho mai voluto avere. Ad avvicinarsi troppo al fuoco ci si brucia, e per non soffrire avrei dovuto, come ho fatto fino ad oggi, comportarmi come la collega di sempre e starmene buona buona a guardarlo come qualcuno di irraggiungibile.

Ora, invece, avrò il ricordo di una bellissima serata. Ripenserò mille volte a quando, a teatro, mi è stato così vicino da sfiorarmi la spalla col braccio. Avrò ancora nelle narici il profumo del suo dopobarba mischiato a quello naturale di maschio. Avrò il ricordo del suo bacio. Un semplice bacio della buonanotte, certo, anche se per un istante, un meraviglioso istante, le sue labbra si sono attardate sulle mie, prima di risalire verso la guancia.

Probabilmente è tutto quello che una ragazza insignificante come me merita da quel Dio bruno. Dopotutto in quelle ore per lui sono stata solo un ripiego, la semplice amica con cui si è accompagnato per sfruttare due biglietti a teatro in una serata in cui era solo.

Sento qualcuno avvicinarsi lungo il vialetto e mi trovo a osservare curiosa una giovanissima coppia. Ridono felici per qualcosa che uno dei due deve aver detto, e poi si fermano per baciarsi. Un bacio breve, poiché lei si diverte a sfuggirgli per poi farsi riacchiappare e lasciarsi baciare ancora con… grande entusiasmo, direi.

Distolgo lo sguardo imbarazzata e anche un po’ invidiosa. Che bello, l’amore, ma che tristezza doverlo guardare da lontano, come faccio io, che amo un uomo che non mi ricambia.

Per un attimo rifletto che se non avessi mai incontrato Alex ora potrei interessarmi a qualcun altro, ma è un pensiero che allontano con fastidio.

Sono comunque felice di averlo conosciuto, e se vado al lavoro contenta, al mattino, è perché so che lo vedrò. Perché so che, magari, usciremo insieme a pranzo e parleremo di lavoro o di sciocchezze. Sarà poco, ma non posso rinunciarvi.

E di nuovo il pensiero del suo bacio mi regala un brivido caldo in quella nottata così fredda. Se lui non avesse esitato, o se io avessi girato la testa per seguire la carezza della sua bocca, magari quell’incontro di labbra sarebbe stato più profondo e forse in questo momento non sarei qui a rimuginare.

La coppia mi passa vicino e la ragazza mi guarda lievemente stupita. Magari le faccio pena, così sola al gelo. Probabilmente pensa che a lei non accadrà mai, mentre il suo ragazzo la tiene stretta stretta, come se temesse di vedersela scappare.

Li lascio passare e poi mi alzo. Non posso congelare perché non ho voglia di fare il resoconto di quella serata a Simona. Tanto vale salire.

In quel momento squilla il cellulare e sembra molto rumoroso a quell’ora, nel silenzio della notte. Che dalla finestra la mia amica mi abbia visto ciondolare in giardino? Ma sul display comparve il nome di Alex e il cuore comincia a battere forte.

Mano e voce mi tremano mentre rispondo.

― Ti disturbo, sei già a letto? ― chiede.

Sto per chiedergli se per caso ho dimenticato qualcosa in auto, ma taccio. Perché devo avere sempre così poca fiducia in me stessa quando si tratta di lui? Non potrebbe, invece, volermi dire di nuovo ciao? Mi risiedo, mentre il calore della sua voce mi scalda come il fuoco.

― No. Mi sono fermata in giardino. È una serata così limpida.

― È vero. Peccato sia anche così gelida da trascorrere da soli. È passata la mezzanotte, ora è San Valentino.

Cerco di fare un po’ di spirito, giusto per smorzare la mia emozione:

― Da tre anni io festeggio solo San Faustino, che pare sia il patrono dei singles.

― Anch’io ― replica serio.

Questa dannata emozione non se ne vuole proprio andare. ― Ma se hai sempre tante ragazze che ti stanno intorno.

― Chiacchiere d’ufficio e, comunque, nessuna davvero importante. Non te l’ho detto, Anto, ma è stato bello stare con te.

Il cuore fa un balzo da ginnasta. ― Davvero? ― riesco solo a dire.

― Usciresti ancora con me?

Vorrei gridargli mille volte di sì, ma non ho voce, come nei sogni. Chissà, forse sono salita in casa, sono andata a letto e in questo momento sto davvero sognando.

― Anto, sei ancora lì? ― chiede. Ha una voce strana, incerta. E lui non è mai insicuro.

― Sì. Mi piacerebbe tanto, Alex.

Per paura di averci messo troppo entusiasmo, subito tento di nuovo di fare dello spirito. ― Prevedi ti regaleranno altri biglietti per il teatro?

― No. Ma volevo chiederti se ti andava una pizza, domani sera. E…― Di nuovo sento la sua esitazione, anche se poi riprende deciso: ― Quei biglietti li avevo presi per te. Avevo sentito che ti interessava vedere ‘Grease’. Insomma, era una scusa per stare con te.

Non riesco a crederci e ancora resto muta. Penso che sono sveglia e che questo non è solo un bel sogno.

― D’accordo, ora te lo dico, almeno chiarirò per sempre la cosa – riprende lui. ― Mi piaci molto, Anto. Mi piaci da morire. Ti ho scoperto a poco a poco, e negli ultimi tempi non faccio che pensarti. Io… insomma, dimmi quello che pensi, senza paura di ferirmi. Non ti darò fastidi se mi dirai di no.

Lo conosco e so che non ama fare giri di parole, così come non sopporta le scuse stupide e inutili.

― Anche tu mi piaci molto… moltissimo – sussurro emozionata. Vorrei potergli dire che lo amo, ma forse è troppo presto.

― Io sono qui fuori, non mi sono neanche mosso. Voglio vederti― aggiunge con voce roca, carica d’impazienza.

Mi alzo in fretta e corro al cancello. Lui è appoggiato al cofano della macchina e dopo avermi visto chiude il telefonino, se lo mette in tasca e mi viene incontro.

― Davvero? ― chiede. Non ho parlato, ma credo che il mio sguardo dica tutto. E mentre lui lo ricambia mi sento la più bella e desiderata delle donne.

Allunga una mano e mi sfiora con tenerezza una guancia, poi mi abbraccia, sussurrandomi fra i capelli quanto ha atteso quel momento. E finalmente mi bacia. Un bacio vero, pieno di desiderio e d’amore, come ho sempre voluto. Mi lascio stringere forte, assaporando quel momento; prima di sollevare la testa e baciarlo di nuovo; prima che lui dolcemente, mi faccia salire in auto e mi porti con sé verso la felicità.

Banalmente si tratta solo del suo appartamento dove potremo stare insieme, parlare dei nostri sentimenti e fare l’amore. Ma non è felicità quando i sogni si avverano?

 

 

 

 

 

 
 


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